Ah quindi scrivi?

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C’è qualcosa che a noi stronzi ci fa scrivere
non so di cosa si tratta
sarà forza quel perenne stato d’angoscia e magone
che ci portiamo appresso
incastrato tra il duodeno e la parete gastrica
o più semplicemente
perché siamo inabili a fare tutto il resto
a vivere grazie alla parole degli altri
forse perché ci ritroviamo male nei testi delle canzoni
e male stiamo seduti sulle sedie
sulle poltrone
stiamo scomodi sotto la luce del sole
incespichiamo nella vita

c’è qualcosa che a noi mediocri ci fa scrivere
spesso è il sorriso di una donna
specie una di quelle inarrivabili
difficili
quelle che ti portano a spasso come un cane
e non capiranno ma il livore che ti angoscia
fanno solo finta di comprenderlo
annoiandosi pesantemente

c’è qualcosa che a noi stupidi rincoglioniti ci fa scrivere
e sarà forse il fatto che ci innamoriamo sempre di tutto
da un mappatura di rughe interessante
a sorrisi splendidi
noi che ci innamoriamo anche della pioggia
degli squarci sulla tela
degli stupidi comportamenti umani fin troppo umani
noi che abbiamo l’innamoramento perenne degli attimi
quelli giusti che durano tutta la vita
che ti restano attaccati addosso come la salsedine
e ti danno fastidio e pizzicano
ma te li tieni

c’è qualcosa che a noi stupidi mentecatti ci fa scrivere
forse il trovare le risposte nel fondo incrostato di bottiglie e bicchieri
o nella migliore una chitarra accordata bene
una voce penetrante e leggera come spille da balia
una smorfia stupida
uno sguardo incerto
la carcassa putrescente di un animale derelitto
un fiocco colorato tra i capelli

c’è qualcosa che a noi misericordiosi e studiati pigliainculo ci fa scrivere
sta nel vivere le emozioni a prescindere dal bene o il male
nel vorticare tra i guai
abbracciare a cuscino i drammi scannerizzati in vitro
fare l’amore con il dispiacere
scoparlo o farlo scopare
non è importante
quel che conta è quella puntina di rabbia sempre accesa
che ti rende vivo
e allo stesso tempo
ti uccide un pezzo la volta
è un coltello che ti entra dentro a fasi
lentamente
ogni tanto si rigira senza fretta nella ferita
ma lo fa sempre con garbo
senza strattonare
e te la puoi proprio gustare a mestiere la sofferenza
un pezzo alla volta
senza esagerare
assaporare l’amaro e il freddo della pugnalata
la puoi sentire scavarti la carne con precisione chirurgica
metronomo già acceso e via
fammi sentire vivo
quel poco che basta a farmi scrivere ancora
cerca di darti da fare con quel dannatissimo coltello
cos’è?
non hai appreso le tecniche militari dei commilitoni iraniani
fammi il piacere
se devi fare un lavoro fallo come si deve altrimenti lasciamo stare
riempi un saccone di juta con le mie budella
e cacciami fuori tutte le parole che ti distruggeranno nel tempo
una droga a comoda induzione

c’è qualcosa che a noi sconfitti in partenza ci fa scrivere
quello che ci fa scrivere è la voglia di non morire inutilmente
e la certezza ipotecata
che le cose scritte valgono molto di più del tuo berciare del cazzo
è la consapevolezza
che tutto questo lo capirete troppo tardi
quando giacerete tra le coperte con un sogno ormai assopito
distrutto e scopato da tutti
che quando morirete vi sentirete più inutili di una pensilina
di una plafoniera

mentre noi bruttissimi figli di puttana che ci ostiniamo a scrivere
saremo per sempre immortali
perché la gente ricorderà solo le frasi impresse da qualche parte
e non fa proprio niente
se le nostre vite del cazzo non sono valse granché
nemmeno ricorderete di quando facevamo schifo
o eravamo depravati
di quanto bevevamo
o di come rispondevamo male al prossimo
tutti ricorderanno la nostra effimera magnificenza
e le carezze gratuite che siamo stati soliti dare
senza avere nulla in cambio
non il piacere
bensì la rabbia
che grazie a qualcosa di mistico ci ha sempre tenuti in vita
anche dopo la fine del tempo
di un ricordo
di tutto il vostro insensato
insignificante
modo di vivere

guarda adesso
un demente dalle mani sempre calde che scrive
guardalo adesso per poi dimenticarlo se ci riesci
guardalo ora mentre splende nell’indifferenza generale
ammira
il suo metodico andare a male
il suo pietoso marcire
queste mani doneranno pane alle vostre bocche
risa alle vostre bocche
queste mani pianteranno domande nelle vostre teste
punti interrogativi talmente giganti
da farvi smarrire per tutta la vostra ripudiata vita.

 

Secondo Premio

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